Associazione Baskin ODV

Via Altobello Melone 18/20

26100 Cremona

Progettazione per tutti

Design for All significa la progettazione, lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti, servizi, sistemi e ambienti per il grande pubblico, in modo che siano accessibili per la più ampia gamma possibile di utenti.

Il concetto di DESIGN FOR ALL, o anche chiamato altrove INCLUSIVE DESIGN, o UNIVERSAL CONCEPTION, è un concetto sviluppato in vari ambiti (industria, architettura, ergonomia, ...) per offrire a tutte le persone, con tutti tipi di abilità, la possibilità di accedere alle stesse opportunità, utilizzando gli stessi prodotti e servizi.

Il Design for All suppone di rimodellare la FORMA degli oggetti, delle strutture e infrastrutture, ma anche dei servizi; inventando nuovi prodotti e nuovi servizi che possano garantire a tutte e tutti un' ACCESSIBILITA' e un' UTILIZZABILITA' comune.

Il Baskin riceve un riconoscimento internazionale

La Design for all Foundation, in occasione della seconda edizione del suo concorso annuale volto a premiare le innovazioni di eccellenza internazionale nell'ambito del Design for all e aperto a tre categorie di candidati - organizzazioni non profit, aziende e amministrazioni pubbliche -, ha premiato lo scorso 24 febbraio a Barcellona l'associazione Baskin. Dopo aver ricevuto una trentina di progetti provenienti da tutto il mondo, la Fondazione, attraverso una giuria composta da 10 esperti di 7 paesi diversi (in Europa, America e Asia), ha selezionato 19 progetti, per eleggere successivamente i 3 finalisti di ciascuna delle 3 categorie di candidati.

Al termine della ultima fase di valutazione, il progetto del BASKIN è risultato vincitore della sua categoria (organizzazione non profit), ricevendo il premio AWARDS 2011 della Fondazione, quale alto riconoscimento culturale.

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In un contesto di questo tipo non stupisce che, diventato medico e specializzatosi a Milano e Londra in neuropsichiatria infantile, il giovane Adriano Milani Comparetti abbia orientato la sua appassionata ricerca scientifica in una direzione parallela a quella della più avanzata pedagogia europea.

Fin dall’inizio della professione medica (peraltro mai esercitata privatamente, perché Milani non amava avere “rapporti monetari” con le famiglie, come ricorda Lina Mannucci), la sua attenzione era focalizzata sul bambino come protagonista nel proprio contesto ambientale. Le intuizioni sulla necessità di una medicina riabilitativa e interdisciplinare, sul versante dei bambini portatori di handicap, e più tardi, sul protagonismo del bambino anche nella vita intrauterina, hanno una matrice comune in questo approccio fortemente innovativo.

I primi esperimenti di terapia riabilitativa interdisciplinare dei bambini spastici, compiuti all’inizio degli anni ‘50 da Milani Comparetti con una fisioterapista e uno psicologo, in uno scantinato della Clinica Pediatrica Meyer di Firenze (l’unico spazio che la medicina ufficiale del tempo gli aveva concesso, visto che all’epoca ancora i problemi degli spastici venivano affrontati per lo più dall’ ortopedia), e più tardi, varata la

legge del ‘57 per la rieducazione degli spastici, l’incarico affidato dalla CRI a Milani Comparetti, per la creazione di un centro di riabilitazione alla Villa Torrigiani di Firenze. I bambini spastici avrebbero dovuto vivere presso il Centro che avrebbe provveduto sia alla riabilitazione che all’educazione. Lina Mannucci, che era allora giovanissima insegnante elementare al suo primo incarico in una scuola del nord Italia, ma già militante nell’ambito dell’ “educazione attiva”, si sentì chiamare dal CEMEA di Firenze, a cui Milani Comparetti aveva chiesto degli insegnanti per organizzare la scuola materna ed elementare presso il centro di riabilitazione che stava creando. Voleva una scuola attiva come quella che aveva respirato al CEMEA, la scuola democratica di base, non fatta solo di libro e matita, ma una scuola dove il gioco è parte integrante, dove le attività educative possono e devono avere una funzione terapeutica. Gli sembrava particolarmente adatta per i bambini con queste grosse limitazioni: “se non scrivono potranno fare altro.”

Tentarono quindi la strada dell’integrazione, organizzando attività rivolte a tutti i bambini della città e cercando di coinvolgere le scuole cittadine per l’inserimento dei bambini spastici in gruppi normali.

Ma allora c’era ancora molta chiusura sul tema dell’inserimento, l’unica offerta della scuola era la classe differenziale. Milani Comparetti intuì allora che il centro Torrigiani doveva cessare di esistere come istituzione totale: “se vogliamo salvare gli spastici dobbiamo chiudere l’istituto, l’istituto non può essere la casa degli spastici”. Spostò quindi la sua azione verso i Comuni per chiedere la creazione di piccoli centri di riabilitazione da decentrare sul territorio e per creare le condizioni per l’inserimento dei bambini spastici nelle scuole pubbliche. E il Centro Torrigiani diventò un centro di formazione per fisioterapisti e operatori della riabilitazione. L’episodio, uno dei tanti che si raccontare sull’attività di Milani Comparetti, testimonia della capacità di ascolto, dell’attenzione alla scoperta e dell’umiltà di un grande innovatore, che sebbene scomparso da più di dieci anni, ci ha lasciato in svariati campi del sapere, un messaggio di grande attualità.

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